SCHEDA DEL FILM

Cinema Centrale Imola

martedì 19 marzo

NAVALNY

  • Regia: Daniel Roher
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Nazione: USA 2022
  • Genere: Documentario
  • Durata: 98 minuti
  • Orari

    mer 19: 21.15

    Oscar 2023 Miglior Documentario

    2Dì Cinema

    2Dì Gusto Cena + Cinema € 16 (nei ristoranti convenzionati)

Trama del film

Agosto 2020. Dopo una trasferta in Siberia "per fare un bel film sulla corruzione locale", Alexei Navalny, avvocato russo fondatore del movimento Russia del futuro e della Fondazione anti corruzione, aperto oppositore di Putin, si sente male mentre è sul volo con cui da Tomsk sta rientrando a Mosca. Dopo un atterraggio di emergenza viene ricoverato nell'ospedale di Omsk ed entra in coma mentre i medici locali negano l'azione di sostanze tossiche. Il giorno successivo, a seguito dell'intervento di Angela Merkel, è trasferito d'urgenza in aereo a Berlino, sorvegliato dalla famiglia e dallo staff. La notizia rievoca immediatamente per analogia il tentato avvelenamento, nel 2018, di Sergej Skripal, ex agente dei servizi segreti russi. La causa si rivela la medesima: il Novichok, agente nervino, in uso nell'esercito russo.  Approfittando della riabilitazione di Navalny in un paesino della Foresta nera, il regista Daniel Roher coglie l'occasione di intervistarlo. Per far luce sull'accaduto intanto si attivano gli investigatori di Bellingcat, "i professionisti più innovativi al mondo di intelligence open source e giornalismo on line", nell'autodefinizione di questo network investigativo. Li affianca lo staff della comunicazione del politico, che ha eloquenza, maneggia da esperto i social e non ha timidezze rispetto a nessun obiettivo fotografico. Prende così il via un'indagine serrata e filmata in tempo reale, nel suo svolgersi, con tanto di scoop esplosivo, talmente assurdo da non sembrare credibile. Il "live thriller" culmina nel ritorno in patria, il 17 gennaio 2021. Annunciato e perciò tempestivamente seguito dal suo arresto all'aeroporto.

Trailer

Commento

Ci sono film che richiedono anni di preparazione e altri che vengono pensati e realizzati in tempi estremamente più rapidi, nonostante l'alto livello di complessità, tecnico logistica e tematica. Presentato in anteprima al Sundance 2022, Navalny appartiene a questa seconda tipologia.  Contiene una quantità consistente di informazioni su metodi investigativi e strategie comunicative. Il canadese Daniel Roher (Once Were Brothers: Robbie Robertson and The Band), la cui voce arriva dal fuori campo nelle parti di interviste a tavolino, ha avuto l'appoggio produttivo della CNN (Clarissa Ward, prima inviata internazionale del network, ha, anche nel film, l'onore della "rivelazione" al mondo), oltre che dei collaboratori stretti, della famiglia del protagonista e del giornalista bulgaro Christo Grozen, capo investigatore di Bellingcat.  Ma ha anche dovuto maneggiare una personalità forte e istrionica, perfettamente consapevole delle proprie doti retoriche. La sua difficoltà è nel mantenere distanza dal proprio oggetto, autonomia di giudizio e neutralità rispetto alla temperatura dei fatti ripresi: uno su tutti, la clamorosa sequenza della verifica telefonica nella quale il dissidente usa le informazioni in suo possesso come leva per incastrare chi ha (maldestramente) tentato di ucciderlo.  Da capro espiatorio del sistema a cui si oppone e che vuole rovesciare, Navalny è l'emblema della mediatizzazione della politica, della polarizzazione dello scontro, e la prova vivente dello scarto tra due ere differenti di intelligence. Un capo carismatico (al momento dell'uscita del film, ancora in carcere) di cui il film dice poco in termini di passato politico, conquista del consenso e programma, ma molto della sua determinazione a pagare un prezzo altissimo pur di farsi simbolo della lotta al regime.  Apologia di un self made man, testimone di Chernobyl, eroe fin troppo solitario (lo suggerisce la sequenza nella neve, ripresa dall'alto), instant movie, inchiesta collaborativa, Navalny è documento destinato a diventare punto di riferimento per altri film a venire. Non solo per l'estratto in cui Putin, nella sua conferenza stampa annuale, lo sminuisce evitando di nominarlo. Ma anche per l'assertività pop dell'appello finale, affidato al film come uno scaramantico testamento, prima di rientrare a Mosca. "Non è permesso arrendersi. Siamo una potenza enorme che è stata oppressa da questi idioti. Non sappiamo neanche quanto siamo forti. L'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che i buoni non facciano niente. Quindi, non siate passivi". (Raffaelle Giancristofaro - MYmovies)

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